Post di Marco Crepaldi
Come annunciato attraverso i profili social, ho recentemente preso la sofferta decisione di chiudere a tempo indeterminato tutti gli spazi online di Hikikomori Italia pensati per favorire l'interazione tra ragazzi e ragazze che soffrono di problematiche legate all'isolamento sociale volontario.
Tali spazi, che includevano un gruppo Telegram, un gruppo Facebook e un forum, sono stati aperti circa tre anni fa in via del tutto sperimentale. In particolare il gruppo Telegram è nato su esplicita richiesta di un hikikomori che manifestava l'esigenza di un contatto più dinamico con i membri del forum.
Ho già comunicato brevemente nel canale Telegram i motivi che mi hanno portato a tale scelta, ma voglio in questo articolo cercare di approfondirli ulteriormente, sia perché mi sento in dovere di dare una spiegazione ai tanti ragazzi che da questi mezzi traevano giovamento, sia perché penso che la mia esperienza possa essere utile a coloro che abbiano intenzione di utilizzare il web nel supporto degli hikikomori.
Losing You - LY |
Elementi positivi
Gli hikikomori riescono a relazionarsi con molta più facilità tra di loro dal momento che si sentono giudicati in misura minore rispetto a quando riportano le proprie difficoltà a un soggetto lontano da questa problematica.
Grande successo, in particolare, è stato riscosso dal gruppo Telegram, sia in termini di utenti registrati (più di 500), sia in termini di messaggi pubblicati (decine di migliaia ogni settimana). Su Telegram in realtà i gruppi erano due, uno per gli over 25 e uno per gli under 25, con questo secondo decisamente più numeroso a testimonianza del fatto che in Italia il fenomeno riguarda ancora soprattutto gli adolescenti e i giovani adulti, mentre in Giappone il numero di ritirati sociali sembra essere oggi superiore nella fascia più anziana, ovvero quella che va dai quarant'anni in su.
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Interessante anche notare come questi gruppi permettano l'emergere degli hikikomori di sesso femminile, gravemente sottostimati dai sondaggi condotti finora sul fenomeno, sia in Italia che in Giappone. Essendo in questo caso loro stesse, e non i genitori, a valutare le proprie difficoltà di adattamento sociale, l'effetto culturale di sottovalutazione del problema che riguarda spesso le donne viene bypassato.
È stato inoltre possibile responsabilizzare i gruppi stessi, affidandone la moderazione ai soggetti che si dimostravano più equilibrati e maturi. La scelta, infatti, è stata inizialmente quella di tenere i volontari dell'associazione come osservatori silenti (solo nel gruppo Facebook, come indicato nel regolamento), in modo da aiutarmi nella supervisione, ma senza intervenire in prima persona. Io ero l'unico che proponeva ed entrava regolarmente nelle discussioni e ciò non creava malumori.
Quando al gruppo Facebook è stato però chiesto, attraverso un sondaggio, se avrebbero accettato la presenza attiva di psicologi all'interno del gruppo, nonostante la maggioranza abbia risposto positivamente, una larga minoranza ha manifestato malumori e la preferenza di continuare a gestire lo spazio senza interferenze da parte di professionisti, sui quali in molti nutrono sfiducia e scetticismo.
Elementi negativi
Si possono riassumere sostanzialmente in tre voci:
1. filtraggio: nonostante l'implementazione di luoghi di transizione (come, ad esempio, la "chat di presentazione", popolata esclusivamente dai moderatori e a cui si accedeva preventivamente rispetto al gruppo vero e proprio, oppure il questionario somministrato in automatico quando un utente chiedeva di entrare nel gruppo Facebook) riuscivano comunque a penetrare all'interno di questi spazi persone fortemente negative, con problemi depressivi gravi non sempre riconducibili all'hikikomori. Si andava dunque a creare un gruppo pericolosamente eterogeneo per problematiche, età, livello di comprensione del proprio status, ecc.
Inoltre, un grave limite è dato dall'impossibilità di stabilire con certezza l'età del soggetto e, essendoci anche molti minorenni che soffrono di hikikomori, i rischi che vedremo successivamente sono da interpretare con ulteriore allarme.
2. influenza negativa: molti dei messaggi postati all'interno di questi spazi, soprattutto nel forum e nel gruppo Facebook, erano tendenzialmente pessimistici e vi era il concreto rischio che potessero influenzare negativamente gli altri membri del gruppo. Anche gli "ex hikikomori", a cui è stato permesso di partecipare proprio nella speranza che potessero portare maggiore positività, non erano in grado di contrastare la grande autocommiserazione e il profondo cinismo che permeava molte testimonianze.
3. interazioni occulte: per quanto si possa supervisionare e moderare con attenzione queste piattaforme online, è assolutamente impossibile impedire agli utenti di contattarsi in privato e alimentare, in chat o gruppi paralleli, derive negative di varia entità e gravità, potenzialmente anche di natura sessuale o autolesionistiche.
Conclusioni
Gli spazi di confronto online dedicati agli hikikomori detengono moltissime potenzialità nell'aiutare chi soffre di isolamento sociale volontario, soprattutto nella delicata fase di intercettazione e aggancio. Infatti, grazie a questi spazi, è anche possibile far emergere le categorie più sottostimate dell'hikikomori, rappresentate dalle donne e dai ritirati over 30.
Tuttavia, nascondono anche numerose insidie e possono diventare degli spazi non solo poco utili in termini di mutuo aiuto, ma anche potenzialmente negativi, soprattutto data la difficoltà di filtraggio in ingresso e la tendenza alla condivisione di contenuti pessimistici.
Diventa fondamentale, inoltre, progettare uno spazio ad hoc dove gli utenti non possano contattarsi in privato, all'oscuro degli occhi dei moderatori: cosa impossibile da evitare sui principali social network esistenti a oggi.
Nel prossimo futuro, insieme al team di psicologi dell'associazione, rifletterò su come debbano essere strutturati tali spazi in modo da superare tutti i limiti sopraesposti. Nel frattempo rimane comunque attiva la chat supporto: uno sportello d'ascolto che consente di mettere in contatto coloro che soffrono di isolamento sociale con degli operatori esperti.
Infine, al posto del forum, è nata sul sito la sezione "Storie", che ha lo scopo di raccogliere esperienze reali di isolamento sociale. Se volete portare la vostra testimonianza scrivete a info@hikikomoriitalia.it.
Ci tengo a sottolineare che la mia è stata una scelta a lungo ponderata e per nulla semplice. Ho aperto questi spazi con intenzioni positive, eppure mi sono reso conto che i rischi erano superiori ai potenziali benefici.
Spero possiate capire.
Presidente e fondatore "Hikikomori Italia"
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