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Visualizzazione dei post da luglio, 2013

Film sugli hikikomori: "Left Handed"

"Left Handed" (in Giappone " Tobira no Muko" ) è un film del 2008 diretto da Laurence Thrus. Il tema trattato è quello degli hikikomori . Trama: la storia ha come protagonista Hiroshi, un adolescente giapponese introverso e silenzioso. Un giorno, mentre va a scuola insieme al fratello minore, decide di non varcare la soglia dell’istituto e di tornare immediatamente a casa. Da quel giorno si chiude nella propria stanza da letto, saltando i pasti e smettendo di andare a scuola. Non solo, smette completamente di parlare e ignora i continui tentativi della madre che cerca di capire cosa gli sia accaduto. Potete trovare il film integrale in streaming a questo link. L’intera opera è in bianco e nero , una scelta che il registra probabilmente fa con lo scopo di “spegnere le luci”, in modo da far sprofondare l’intero film nell’ombra, facendogli assumere le stesse tonalità della camera e del mondo di un hikikomori. Anche i dialoghi sono m

Giappone e Corea del Sud: passato comune, prospettive diverse

Giappone e Corea del Sud sono due paesi allo stesso tempo simili e diversi. Vicini geograficamente e tradizionalmente, ma lontani nella strada intrapresa. Il Giappone Il paese del Sol Levante è sempre stato chiuso al mondo esterno, molto conservatore e geloso della propria cultura . Alcune espressioni di questa tendenza sono rintracciabili nella storia nella nazione. Già durante il Periodo Edo (1603-1868), infatti, fu portata avanti la politica isolazionista del sakoku (letteralmente “paese chiuso”, “blindato”), che limitava severamente il commercio e le relazioni con l’estero. Se questa distanza in passato poteva essere giustificata anche e in parte dalla posizione geografica, al giorno d’oggi, con l’incredibile sviluppo delle comunicazioni e dei trasporti, questa plausibile ipotesi naturale perde di senso. Più in generale, il Giappone ha sempre mantenuto una certa distanza dalla cultura occidentale, preservando volontariamente forti barriere culturali e lin

Gli hikikomori non si uccidono

L’allarme suicidi in Giappone cresce ogni anno . Alcuni dati parlano di 660 persone che decidono di togliersi la vita ogni settimana. Nel 2003 il numero di suicidi ha toccato l’apice, salendo del 7% rispetto all’anno precedente, con la cifra record di 34.427 casi. Dati preoccupanti che riguardano anche i giovani . Nel 2005 si è registrato un aumento del 5% di suicidi nei ventenni e del 6,3% nei trentenni. Ma la vera piaga è arrivata solo qualche anno dopo, con la diffusione di internet e con l’avvento dei suicidi collettivi . Esistono infatti dei siti web che permettono l’incontro di potenziali suicidi che si daranno appuntamento in un luogo prestabilito dove compiere insieme l’ultimo atto. Un rito macabro in fortissima crescita. Le cause di questa tragica situazione vanno ricercate anche nella storia del Giappone. Infatti, l a morte volontaria non è mai stata moralmente condannata , ma al contrario, considerata un gesto onorevole e una forma di riscatto personale. Molto fa

"Hikikomori", un vocabolo sconosciuto

Nell’edizione 2013 del Dizionario Italiano Zanichelli per la prima volta compare il termine “hikikomori”.  Ebbene sì, ce l’abbiamo fatta. L’Oxford Dictionaries includeva il vocabolo già dall’ottobre del 2010: "(in Japan) the abnormal avoidance of social contact, typically by adolescent males/a person who avoids social contact." Arriviamo tardi, manco a dirlo. In più, se provate a cercare “hikikomori” in tutti i principali vocabolari italiani online (Corriere della Sera, Hoepli, Treccani, La Repubblica), nessuno di essi vi darà alcun risultato. Questa mancanza trova giustificazione nel quasi totale disinteresse mostrato dall’Italia nei confronti di questa condizione. Ogni anno molti ragazzi si chiudono all’interno della propria stanza, ma fuori nessuno sembra accorgersene. A volte ci si limita a chiamarli “strani”, “pazzi” o “depressi”, ignorando quali siano le vere ragione che spingono un giovane a compiere tale gesto, non accorgendosi delle responsabilità