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All'interno del libro "Hikikomori, i giovani che non escono di casa" analizzo il fenomeno dell'isolamento sociale giovanile partendo dalle principali ricerche scientifiche pubblicate sino a oggi e integrando con quella che è la mia esperienza osservativa diretta maturata negli ultimi sette anni di studio.
Al termine del testo presento anche i risultati della prima indagine statistica in assoluto condotta sul fenomeno a livello nazionale, la quale ha coinvolto 288 madri e padri dell'Associazione Hikikomori Italia Genitori ONLUS, e i cui dati emersi sono estremamente preziosi per meglio definire la natura del problema.
Ecco alcune delle statistiche più interessanti.
L'87,85% del campione selezionato ha un figlio in isolamento sociale di sesso maschile. Nonostante tale dato confermi quanto emerso dai sondaggi Giapponesi circa la prevalenza di hikikomori maschi, lo sbilanciamento di genere appare eccessivo, sia facendo riferimento ai dati nipponici (che parlano del 63,3% di ragazzi), sia rispetto alla mia esperienza diretta.
Ho modo di ritenere, infatti, che le donne hikikomori siano sensibilmente maggiori rispetto a quanto emerge dallo studio e il motivo è da ricercare, con tutta probabilità, nel diverso grado di allerta che si innesca culturalmente quando l'isolamento sociale riguarda un maschio piuttosto che una femmina.
La durata dell'isolamento si conferma essere tendenzialmente lunga: la maggior parte dei figli risulta infatti ritirato da oltre tre anni, con un'età media che si attesta intorno ai 20. Questo dato è purtroppo destinato a crescere nel prossimo futuro poiché l'hikikomori rappresenta una problematica a forte rischio di cronicizzazione. In Giappone, infatti, dove il fenomeno è scoppiato ben prima che in Italia, il numero di isolati over 40 è sensibilmente più alto rispetto che nel nostro paese.
Particolarmente significativo il dato relativo all'insorgenza del problema: l'età media in cui si manifestano i primi evidenti segnali di hikikomori è intorno ai 15 anni, a testimonianza del fatto che il periodo più delicato in assoluto è quello che segna il passaggio dalle scuole medie alle scuole superiori.
Qui, però, emerge la prima importante discordanza rispetto ai dati nipponici. In Giappone, infatti, il periodo più critico non sembra essere quello della scuola secondaria, bensì collocato nel post diploma, con il 42,9% che inizia il proprio ritiro tra i 20 e i 29 anni. Il motivo è probabilmente legato all'alta competitività del sistema universitario, il cui fallimento dei test di ammissione risulta spesso determinante per l'inizio dell'isolamento.
L'interpretazione del fenomeno contenuta nel libro vuole l'hikikomori non come uno status rigido della persona, bensì come condizione che può avere diversi gradi di intensità e gravità (ne ho parlato dettagliatamente in questo post).
Il terzo stadio, che rappresenta l'isolamento totale, dove vengono quindi evitati anche genitori e relazioni virtuali, è il più raro e riguarda solo il 6,69% del campione oggetto di studio. Chi si trova in questa condizione ha verosimilmente sviluppato una qualche forma psicopatologica associata al ritiro.
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Conclusioni
I dati emersi dal sondaggio aprono numerosi spunti di riflessione e consentono una prima analisi quantitativa del fenomeno. In questo articolo ne sono stati presentati solo una piccola porzione rispetto a quelli contenuti nel libro. I più interessanti riguardano la distruzione geografica, il rapporto con le nuove tecnologie e quello con i genitori.
Inoltre, all'interno del testo viene presentato anche un secondo studio dove il questionario è stato somministrato direttamente a 89 soggetti in condizione di ritiro sociale. La maggior parte dei risultati emersi sono sovrapponibili con quelli del sondaggio principale, ma ci sono anche delle contraddizioni, come, ad esempio, la predisposizione all'aiuto riportata dai genitori e quella invece manifestata dai figli.
Presidente e fondatore "Hikikomori Italia"
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Sono convinto che la selezione sessuale femminile influenzi il fenomeno Hikikomori. La mancanza di validazione, esperienza sessuale ed affetto da parte dell'altro sesso in età adolescenziale puo' avere effetti psicologici devastanti, che portano all'isolamento. È innegabile che l'esclusione da questo mondo riguardi molto più gli uomini che le donne, come confermato da molte ricerche recenti, il che mi porta a pensare che ci sia una forte correlazione tra i due fenomeni.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSi. Immaginiamo una donna che abbia problemi sociali e si isoli in casa. A un certo punto frequenterà siti di incontri perché attraverso uno schermo è più facile interagire. Ora, potete verificarlo voi stessi in qualsiasi momento, una ragazza o donna di qualsiasi età, estetica, condizione psicologica, verrà contattata da moltissimi ragazzi.
RispondiEliminaIn questo modo la donna ha qualcuno che la supporta; mentre, ed anche questo potete verificarlo, un uomo che non sia molto avvenente non viene contattato. Per riuscire ad ottenere un appuntamento deve spendere molte energie anche attraverso chat e spesso riceve feedback molto negativi che potrebbero poi farlo desistere dall'esperienza. A peggiorare le cose un ragazzo che ammetta di essere depresso viene immediatamente allontanato da possibili partner, mentre una ragazza che ammetta ciò non è allontanata dallo spasimante uomo.
Anche nei contesti sociali normali, a parte quelli scolastici dove alcune persone, a volte sono prese di mira, le donne hanno più possibilità di ricevere apprezzamenti.
Per questi fattori secondo me accade che la maggior parte degli hikikomori sono uomini. Una donna che lo fosse, per disagi giovanili, ha molte possibilità di uscirne, in quanto riceverà comunque apprezzamenti, se non in siti di incontri, anche in qualsiasi forum o comunity -foss'anche di un gioco online-. Per cui sarà infine portata ad uscire almeno per incontrare questi "spasimanti", mosse, se non per altro, dall'impulso sessuale e dalla consapevolezza che la persona che l'ha contattata non la criticherà per la sua situazione psicologica. Ripeto, infatti, le donne sono solite liquidare uomini che si dichiarano depressi o tristi, il contrario non accade. Questo pure si può dimostrare facendo esperimenti in tal senso
le donne che si affidano ai siti sono spesso sconsiderate e fanno una brutta fine, essendo adescate da uomini non depressi nè in ritiro bensì affermati seduttori con turbe importanti come il narcisismo estremo. quelle più fortunate si salvano da questi 'alfa' pericolosi e si isolano, esattamente come i maschi sensibili che non riescono ad approcciarle
EliminaLo sapete qual è Il trucco per non diventare malato fino a questo punto? Uscire. Uscire di casa, prendere in faccia la realtà. Le emozioni si vivono solo là fuori e nonostante si possano passare momenti poco piacevoli si deve essere in grado di trasformarli in energia positiva e continuare. Prima o poi cambia tutto, anche all'improvviso. Per chi non avesse capito, lo dico chiaro e tondo: Uscite e fatevi una vita. Questo commento può sicuramente aiutare qualcuno, quindi spero che colui che ha scritto questa pagina web o si occupa della manutenzione non lo rimuova.
RispondiEliminaNon penso che possa aiutare qualcuno defininendolo "malato" o esprimendosi per imperativi.
EliminaÈ proprio la prima cosa da cui queste persone rifuggono..
No, non aiuta per niente, anzi peggiora solo le cose perché ci sono situazioni che non cambiano, che non possono cambiare...
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