Spesso si sente parlare del
sistema scolastico giapponese come uno dei migliori al mondo, dove disciplina e
rigore sono ritenuti elementi imprescindibili per l’apprendimento. Tuttavia,
un sistema così rigido nasconde spesso diverse inside e può avere degli esiti imprevisti, tra i quali vi è anche l'hikikomori.
Scuola pubblica verso scuola privata
Mentre in Italia la scuola pubblica è la norma e la scuola privata un lusso per pochi, in Giappone le cose si invertono. Gli istituti privati sono diventati gli unici che consentono di ottenere un diploma spendibile nel mondo del lavoro. Così, i genitori spesso fanno enormi sacrifici per mandare i propri figli nelle scuole più care e prestigiose.
Un sistema gerarchizzato
Come lasciato intuire, in Giappone esiste una precisa gerarchia degli istituti e delle università che vede in vetta la prestigiosa Università di Tokyo, tale che...
"Il rango dell'università dove ci si laurea determina l'attività individuale, oltre che l'accesso a una certa condizione sociale e il successo che ci si può aspettare di ottenere nella vita. Le aziende più importanti nella scala gerarchica tendono sempre più a reclutare i laureati di cui hanno bisogno nelle università di livello più alto. Si tratta di un fenomeno che negli ultimi anni [...] si è accentuato al punto che le imprese più importanti accettano soltanto le domande di impiego dei laureati provenienti dalle università di massimo livello." (da "La Società Giapponese”, di C. Nakane, 1992)
Gli esami di ammissione
La corsa agli istituti più eccellenti determina, a sua volta, esami di ammissione sempre più rigidi, per i quali gli studenti arrivano a studiare anche 12 ore al giorno. Non è difficile allora capire perché il sistema scolastico giapponese sia chiamato shinken jigoku, che significa letteralmente “inferno degli esami”.
Quando uno studente tenta e
fallisce un esame di ammissione universitario diventa un ronin, ovvero uno studente che studia
per un anno intero da solo per poi ritentare nuovamente il test. Ed è questo uno dei periodi nei quali si rischia maggiormente di diventare un hikikomori, in quanto l’isolamento sociale dello
studente tende ad aggravarsi.
Studio mnemonico
Il sistema scolastico giapponese ha sempre privilegiato uno studio mnemonico rispetto all'apprendimento critico, che invece dovrebbe rimanere un principio fondamentale di ogni sistema educativo. In questo modo, il piacere di imparare si perde completamente, così come la motivazione intrinseca allo studio.
La scuola diventa un peso ed aumenta esponenzialmente il rischio di abbandono.
La competitività
Il sistema scolastico giapponese è pensato per stimolare ai massimi livelli la competizione tra gli studenti, non solo all'interno di un istituto, ma anche a livello nazionale. Esistono, infatti, delle graduatorie pubbliche, esposte periodicamente dopo ogni sessione di esami. Questo tipo di impostazione può avere diversi effetti negativi, per esempio, uno studente con un basso rendimento scolastico si sentirà umiliato, abbattendosi o iniziando a studiare in modo ossessivo.
Tale competitività ha portato, inoltre, al proliferare di scuole di studio intensivo (juku), ovvero scuole serali o nei week end (che si sommano a quelle già frequentate) dove gli studenti trascurano in modo totale attività sportiva e socializzazione per dedicarsi completamente allo studio.
È evidente come un sistema così
organizzato generi una grande pressione su quei ragazzi che non
hanno le capacità per sostenerlo. I genitori spenderanno molti soldi per l’istruzione
del figlio, mandandolo nelle migliori scuole private e mettendolo così nella
situazione di non poter deludere le pesanti aspettative riposte in lui.
"La famiglia partecipa emotivamente ed economicamente al suo successo [del figlio] e se per caso il giovane fallisce, anche se apparentemente si cerca di non farne un dramma, ciò che si verifica è uno stato di prostrazione che contagia tutti. Ciò spesso rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso. Il giovane prova vergogna per non essere stato abbastanza bravo e senso di colpa nei confronti dei genitori, che spesso si devono indebitare per pagare gli insegnamenti privati. Tutto questo può essere un motivo sufficiente per cominciare il ritiro." (Carla Ricci, in “Hikikomori e adolescenza. Fenomenologia dell’auto reclusione”)
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