Secondo il rapporto Istat 2013, presentato il 22 maggio scorso, sono 2 milioni e 250mila i giovani italiani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. L'Istituto Nazionale di Statistica sottolinea, inoltre, che l'Italia ha la quota di NEET più alta di tutta Europa.
Alla luce di questi dati allarmanti, mi viene spontaneo chiedere: per quanto tempo ancora l'Italia potrà ignorare il fenomeno degli hikikomori?
E' evidente che la crisi economica, sbarrando le porte del mondo del lavoro ai giovani, può essere un elemento che favorisce l'inattività, l'apatia, il distaccamento dalla società e, nei casi più estremi, il ritiro. Spesso, infatti, l'hikikomori inizia in modo graduale. Il soggetto può trovarsi costretto a trascorrere molto del suo tempo in casa, e ciò può comportare un lento adattamento alla vita solitaria. Essa può essere inizialmente percepita dal soggetto stesso come transitoria e facilmente modificabile, tutto sembra sotto controllo, ma può capitare che quando ci si rende conto di essere scivolati nell'isolamento, ormai ci si trova in una condizione tale per cui è difficile abbandonarlo.
Molte ricerche, infatti, sottolineano l'importanza cruciale di un intervento rapido nel trattamento dell'hikikomori. Più tempo si aspetta e più difficile sarà uscirne.
Un'altra considerazione importante che sorge dai dati riportati, è che le stime ufficiali finora prodotte, per quanto riguarda il numero di casi di hikikomori in Italia (al momento solo 50 documentati), appaiono del tutto irrealistiche.
Quello che sta succedendo in Giappone dovrebbe servire da monito per tutti i paesi del mondo, dovrebbe essere un campanello d'allarme da cui non si può sfuggire solamente tappandosi le orecchie. Bisogna prepararsi, studiare possibili interventi preventivi, sfruttare l'esperienza giapponese per non essere colti impreparati.
L'Italia è il paese Europeo con il più alto numero di NEET. Forse l'hikikomori è più vicino a noi di quello che pensiamo.
AGGIORNAMENTO 26/12/2016
I nuovi dati pubblicati dalla Commissione Europea parlano di un ulteriore crescita dei NEET nel nostro paese (più di 2,3 milioni). È importante però fare alcune precisazioni:
Dunque, il fenomeno degli hikikomori e quello dei NEET, pur avendo delle sovrapposizioni e delle connessioni evidenti, devono essere considerati come due cose ben distinte.
AGGIORNAMENTO 26/12/2016
I nuovi dati pubblicati dalla Commissione Europea parlano di un ulteriore crescita dei NEET nel nostro paese (più di 2,3 milioni). È importante però fare alcune precisazioni:
- Tutti gli hikikomori sono NEET, ma non tutti i NEET sono hikikomori: i NEET infatti, al contrario degli hikikomori, mantengono una vita relazionale normale e non si isolano dal mondo esterno.
- le cause sociali e le motivazioni alla base dei due fenomeni sono diverse: l'aumento dei NEET in Italia è inevitabilmente collegato alla crisi economica che da anni ormai colpisce il nostro paese. I giovani faticano ad entrare nel mondo del lavoro e dopo l'ennesima porta sbarrata possono perdere la motivazione e smettere di cercare un'occupazione, diventando così dei NEET. L'inattività degli hikikomori, invece, è più legata a fattori interni. È una scelta di carattere ideologico, connessa a difficoltà relazionali che nulla hanno a che fare con il mercato del lavoro attuale.
Dunque, il fenomeno degli hikikomori e quello dei NEET, pur avendo delle sovrapposizioni e delle connessioni evidenti, devono essere considerati come due cose ben distinte.