“Hikikomori” è solo una delle tante etichette sociali coniate dalla società giapponese. Con “etichetta sociale” si intende una parola che viene utilizzata per catalogare una persona in un determinato gruppo sociale. Tali etichette sono spesso utilizzate in modo dispregiativo e discriminatorio, causando nei destinatari sofferenza e sentimenti di fallimento.
Anche in questo caso è il carattere individuale a fare la
differenza: alcuni riusciranno a ignorare la propria etichetta e continueranno
a vivere come meglio credono. Altri, invece, cercheranno di ribellarsi e
faranno di tutto per sfuggire a una classificazione che li bolla come
“sbagliati”. Altri ancora vivranno la propria etichetta sociale come una condanna e soffriranno passivamente.
Perché è sbagliato utilizzare le etichette sociali?
Il semplice uso delle etichette sociali è in grado di
attivare in maniera automatica uno stereotipo. Infatti,
quando noi affibbiamo l’etichetta di “hikikomori” a un ragazzo, automaticamente
lo inseriamo in un preciso gruppo sociale e gli attribuiamo tutte quelle
caratteristiche che sono tipiche di un hikikomori (a prescindere dal fatto che
lui le possieda o meno!). Sentirsi etichettati e inclusi in un gruppo di cui
non si fa parte (o di cui non si desidera far parte) può essere altamente
dannoso per l’autostima di una persona e può condizionare profondamente
l’esistenza.
Inoltre, una volta che si viene etichettati è molto difficile riuscire a perdere tale etichetta: le etichette sociali sono stabili e non spariscono immediatamente in seguito a un cambiamento (Ad esempio, se io ho avuto un passato da hikikomori, anche se riesco a trovare un lavoro e a uscire di casa con maggiore frequenza, è molto probabile che chi mi ha conosciuto come hikikomori continui a considerarmi tale, nonostante il mio cambiamento di comportamento).
Inoltre, una volta che si viene etichettati è molto difficile riuscire a perdere tale etichetta: le etichette sociali sono stabili e non spariscono immediatamente in seguito a un cambiamento (Ad esempio, se io ho avuto un passato da hikikomori, anche se riesco a trovare un lavoro e a uscire di casa con maggiore frequenza, è molto probabile che chi mi ha conosciuto come hikikomori continui a considerarmi tale, nonostante il mio cambiamento di comportamento).
Ecco alcune delle etichette sociali più diffuse in
Giappone:
Otaku
Parasite single
Freeter
Ronin
Otaku
E' probabilmente l’etichetta sociale giapponese più famosa nel
mondo. Con questa espressione si identifica una persona interessata
ossessivamente a qualcosa (di solito manga, fumetti, videogiochi, ecc.).
Sebbene in Italia venga utilizzato in modo perlopiù positivo e per auto-identificarsi come appassionati di anime e manga, in Giappone il termine Otaku
mantiene tutt'oggi un’accezione negativa e discriminatoria;
Parasite single
Questa etichetta sociale si riferisce a tutte quelle persone che, pur potendo
lavorare e quindi diventare indipendenti dal punto di vista economico,
continuano a farsi mantenere dai propri genitori.
Sotto questa etichetta possono rientrare sia coloro che si approfittano volontariamente della condizione di benessere economico della propria famiglia per non lavorare, sia coloro che non riescono a trovare un'occupazione pur volendolo (come i NEET, in Giappone chiamati “Niito”). In questo secondo caso l'etichetta può risultare particolarmente ingiusta e mortificante;
Sotto questa etichetta possono rientrare sia coloro che si approfittano volontariamente della condizione di benessere economico della propria famiglia per non lavorare, sia coloro che non riescono a trovare un'occupazione pur volendolo (come i NEET, in Giappone chiamati “Niito”). In questo secondo caso l'etichetta può risultare particolarmente ingiusta e mortificante;
Mukkekon sedai
Sono le ragazze che non desiderano sposarsi o avere
figli, ma che decidono di dedicarsi alla carriera lavorativa. L’etichetta, apparentemente neutra, può assumere un significato estremamente negativo in quanto in Giappone se una donna ha
superato la soglia dei trent’anni e non è spostata viene definita una “makeino” (che letteralmente significa “cane senza padrone”). Questo perché non è socialmente accettato che una donna decida di rimanere single;
Freeter
Con questa etichetta sociale ci si riferisce a quei ragazzi che
passano da un lavoro temporaneo a un altro, senza mai trovare un posto fisso.
Questo è considerato un disonore in Giappone (in parte anche in Italia) in
quanto trovare un posto fisso all'interno di un’azienda e trascorrervi tutta la
propria esistenza è considerata l’unica strada socialmente accettabile. I
lavori come commesso, cameriere, ecc. sono considerati lavori inferiori che gli
studenti fanno solamente per pagarsi gli studi o comunque come mezzi si
sostentamento momentaneo.
La condizione del freeter è spesso dovuta dalle circostanze. Tuttavia, può capitare che un ragazzo decida consciamente di diventare un freeter: in questo caso la disapprovazione sociale nei suoi confronti aumenta. Infatti, decidere volontariamente di non
essere un perfetto salary-men (e magari di non morire di super lavoro come spesso capita in Giappone) è qualcosa che
non viene accettato dalla società;
Ronin
E' colui che non è riuscito a superare l'esame di ammissione all'università e che
quindi si trova costretto ad attendere un anno intero prima di poter ripetere
il test. Il termine significa letteralmente “uomo alla deriva” e
veniva utilizzato in passato per riferirsi a un samurai decaduto, ovvero
rimasto senza padrone.
Quella del ronin è una condizione che
talvolta precede l’hikikomori. Il sentimento di fallimento per non aver passato
l’esame di ammissione universitario, unito a una momentanea inattività del
ragazzo (che spesso si ritira in casa a studiare giorno e notte per l’ansia di
non passare nuovamente l’esame) può in qualche modo favorire un progressivo
allontanamento dalla società (vedi la storia di Jun).
Se conosci qualche altra etichetta sociale giapponese fammelo sapere nei commenti.
Se conosci qualche altra etichetta sociale giapponese fammelo sapere nei commenti.