Dopo il Giappone, anche la Corea del Sud ha previsto un supporto economico per gli hikikomori, solo però per chi rientra nella fascia d'età tra i 9 e i 24 anni. La cifra prevista sarà pari a 650mila Won al mese (che al cambio attuale corrispondono a circa 450€). L'iniziativa è partita dal Ministero dell'Uguaglianza di Genere e della Famiglia, alla luce dei dati allarmanti sul fenomeno del ritiro sociale volontario cronico nel paese, riportati dal Korea Institute for Health and Social Affairs, che ha stimato circa 338mila casi di hikikomori nella fascia d'età che va dai 19 ai 39 anni (circa il 3% del totale), con il 40% che ha iniziato l'isolamento già durante l'adolescenza.
I dettagli della misura
L'indennizzo previsto per gli hikikomori rientra in una legge più ampia finalizzata ad aiutare i giovani, in particolare quelli in una condizione di difficoltà, per esempio chi non ha un tutore o chi è a rischio (cito testualmente) di "delinquenza o devianza". Ed è proprio in quest'ultima categoria che sono stati fatti rientrare anche gli "adolescenti che vivono in uno spazio ristretto per più di un certo periodo di tempo e si trovano in uno stato di isolamento dal mondo esterno, che rende loro difficile vivere una vita normale". Il termine hikikomori non viene dunque utilizzato espressamente, ma è chiaro che il governo si riferisca direttamente a questo fenomeno sociale.
Oltre a ciò, la misura offre un supporto di tipo economico qualora si decidesse di intraprendere percorsi di tipo educativo, formativo, lavorativo o di salute. Tra gli interventi supportati, e citati esplicitamente nel documento, ci sono anche quelli di chirurgia estetica, come la rimozione di cicatrici vistose che potrebbero generare vergogna e ansia legata al giudizio sociale.
L'obiettivo dichiarato del governo è quello di "consentire ai giovani ritirati di recuperare la loro vita quotidiana e di reintegrarsi nella società". I politici sudcoreani sono preoccupati soprattutto dell'alto tasso di disoccupazione giovanile, che nel paese asiatico è pari al 7,2% (in Italia siamo sopra al 30%), a fronte di tasso di natalità che è tra i più bassi al mondo (circa 0,8 bambini per donna. Da questo punto di vista l'Italia è messa un po' meglio, con circa 1,2 bambini per donna).
Conclusioni
L'iniziativa del governo sudcoreano è sicuramente lodevole, ma sicuramente ancora insufficiente per arginare un fenomeno complesso e multifattoriale come quello degli hikikomori. Serve andare alle radici del problema, intervenendo a livello sistemico e cercando di contrastare le dinamiche macrosociali che lo determinano, invece di agire solamente ex post per aiutare chi ormai è già caduto nell'isolamento.
Anche in Giappone ormai da anni ci si sta interrogando su quello che viene definito "il problema 80/50", dove il primo numero indica l'età dei genitori e il secondo quella dei figli ritirati che non sono in grado autosostenersi. Cosa faranno quando rimarranno soli? Perché con 613mila casi di hikikomori over40, è chiaro che agire sulla prevenzione o in generale sulla fascia giovanile non basta più: bisogna occuparsi del problema a 360° gradi, investendo sempre più risorse nel sostegno sia di chi è in isolamento, sia delle loro famiglie.
In Italia siamo ancora molto lontani da tutto questo, nonostante anche da noi ci siano dei dati quantitativi che confermano l'estrema diffusione del fenomeno degli hikikomori nella popolazione giovanile. La domanda che ci poniamo è sempre la stessa: quanto tempo dovremo ancora aspettare prima che il nostro governo agisca con decisione?
Psicologo
Presidente fondatore Hikikomori Italia