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Hikikomori Italia: obiettivi e mission




Premessa

Hikikomori: definizione e incidenza

Il termine "hikikomori" è un parola giapponese che significa letteralmente "stare in disparte" e viene utilizzato per indicare una forma acuta di isolamento sociale volontario che riguarda principalmente maschi (con una particolare incidenza tra i figli unici) tra i 14 e i 25 anni e di famiglia benestante, anche se potenzialmente il fenomeno sembra non avere limiti di sesso, età o estrazione sociale. 
Si tratta di giovani senza deficit cognitivi, in genere molto introspettivi, particolarmente maturi sul piano intellettivo e dotati di una spiccata sensibilità esistenziale. 
In Giappone ci sono oltre 500.000 casi accertati, mentre in Italia non sono ancora state condotte ricerche ufficiali in tal senso. Alcune stime non confermate parlano di centinaia di migliaia di casi.

Hikikomori: inquadramento diagnostico

Il Ministero della Salute Giapponese, in uno studio ufficiale del 2003, stabilisce che l'hikikomori non deve essere considerato come una psicopatologia. 
Questa tesi è stata successivamente supportata, oltre che dall'esperienza clinica diretta, anche da alcuni studi scientifici che hanno rilevato l'esistenza di un "hikikomori primario", ovvero uno stato di isolamento sociale che non deriverebbe da nessuna psicopatologia pregressa o in atto (2013, M.Suwa & K.Suzuki in "The phenomenon of hikikomori - social withdrawal - and the socio-cultural situation in Japan today", pp.193-194)

È importante, però, precisare che, seppur l'hikikomori possa non essere considerato una psicopatologia, tutti gli studiosi sono concordi sul fatto che uno stato di ritiro prolungato aumenti considerevolmente il rischio di svilupparla.
Attualmente l'hikikomori è formalmente classificato dal DSM come una "sindrome culturale" legata inscindibilmente contesto giapponese, ma il dibattito internazionale sul tema è ancora aperto.


Mission Associazione Hikikomori Italia


Il nostro obiettivo è quello di far riconoscere l'hikikomori come un disagio di origine sociale che può riguardare potenzialmente tutti i paesi economicamente sviluppati del pianeta, Italia compresa.

Vogliamo sensibilizzare i professionisti, le scuole, le istituzioni e l'opinione pubblica in generale, con il preciso scopo di ottenere maggiore considerazione, supporto e servizi.

Nella nostra interpretazione, il ritiro di un hikikomori:

  • non è direttamente causato da una psicopatologia (o da una qualsiasi altra forza di causa maggiore che impedisca fisicamente al soggetto ritirato di abbandonare il proprio stato), ma da una visione fortemente negativa e profondamente interiorizzata delle relazioni interpersonali e delle dinamiche sociali nel loro complesso. Queste ultime rappresentano per l'hikikomori una fonte di pressione di realizzazione sociale così forte da generare in lui un grande malessere fisico e psicologico. Attraverso l'isolamento, egli desidera fuggire proprio da tali pressioni.
  • non è statico, ma si manifesta in modo graduale e può svilupparsi su livelli di gravità crescente (da un malessere generalizzato nei confronti delle relazioni sociali fino a un isolamento totale, anche all'interno del contesto famigliare);
  • non è una fase transitoria; se non adeguatamente affrontato, si autoalimenta  e può durare potenzialmente per tutta la vita. Fondamentale, in questo senso, intervenire in una fase iniziale dell'isolamento in modo da prevenirne la cronicizzazione;
  • non è causato direttamente dalle nuove tecnologie, il cui eventuale abuso è spesso una conseguenza dello stato di isolamento. Privare forzatamente il soggetto di tali mezzi non è consigliabile, soprattutto nel caso in cui questi venissero utilizzati come strumento di socializzazione.
  • riguarda tutta la famiglia e non solamente il soggetto isolato. È pertanto consigliato un approccio sistemico-sociale, coinvolgendo nel processo di sostegno tutto il nucleo famigliare, in particolare la figura paterna e quella materna. L'esclusivo ricorso alla psicoterapia individuale o agli psicofarmaci si è rivelato, sulla base della nostra esperienza diretta e indiretta, scarsamente efficace e non risolutivo. Molto più efficaci, invece, si sono rivelate le nostre buone prassi.


Quando si può parlare di hikikomori?


Per poter parlare di hikikomori devono essere rispettati i seguenti requisiti:

  1. assenza di una psicopatologia conclamata o di una qualsiasi altra forza di causa maggiore che impedisca fisicamente al soggetto isolato di abbandonare il proprio stato.
  2. disinteresse, negatività, paura e malessere nell'instaurare relazioni sociali dirette e, nei casi più gravi, anche virtuali.
  3. atteggiamento negativo, apatico e di rifiuto nei confronti della scuola o della società nel suo complesso.

Non sono, al contrario, vincolanti requisiti legati al sesso, all'età, all'estrazione socio-culturale o alla durata/continuità (livello di gravità) del periodo di isolamento.

Quando si parla di hikikomori è fondamentale distinguere le cause che hanno portato alla scelta dell'isolamento, dalle conseguenze che ne sono poi derivate in un momento successivo. Come esplicitato precedentemente, la discriminante va ricercata negli aspetti sociali e motivazionali.

Qualora venga evidenziato, in fase diagnostica, che l'isolamento del soggetto sia stato direttamente causato da un tono dell'umore depresso, da una dipendenza, da una fobia o da un qualsiasi altro disturbo di origine psicopatologica, l'utilizzo dell'espressione "hikikomori" risulta essere formalmente scorretto e il disturbo rilevato deve essere, ovviamente, trattato utilizzando le metodologie che si sono rivelate scientificamente più efficaci.


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