Passa ai contenuti principali

Legalizzazione dei matrimoni gay in Giappone: perché tarda ad arrivare?



In questi ultimi giorni il tema della legalizzazione dei matrimoni gay è tornato alla ribalta dopo la sentenza della Corte Suprema degli USA che ha stabilito che negare la licenza matrimoniale a coppie dello stesso sesso è incostituzionale, soverchiando le singole norme locali e imponendo di fatto la legalità delle unioni omosessuali in tutti gli Stati Uniti.

Qual è la situazione sulla legalizzazione dei matrimoni gay in Giappone?

Anche nel paese del Sol Levante negli ultimi anni qualcosa si sta muovendo. Nella circoscrizione di Shibuya, ad esempio, è consentito rilasciare un "certificato di unione civile" a persone dello stesso sesso e altre amministrazioni locali stanno cercando di attivarsi in questo senso. Tuttavia, a livello nazionale il matrimonio egualitario rimane incostituzionale.

La non legalizzazione dei matrimoni gay in Giappone è dovuta a barriere religiose?

L'omosessualità in Giappone, fin dall'antichità, non è mai stata considerata un peccato. Shintoismo e Confucianesimo non hanno mai posto divieti a riguardo, nonché l'omosessualità era comune tra i dotti buddhisti e persino nella cultura samurai (era consuetudine, infatti, per un giovane samurai essere l'apprendista e l'amante di un uomo più esperto fino alla conclusione del suo addestramento).




Esplosione dell'omosessualità nei prodotti culturali giapponesi.

La non legalizzazione dei matrimoni gay in Giappone sembra difficile da spiegare, non solo per la mancanza di barriere ideologiche religiose, ma anche alla luce dell'enorme diffusione dell'omosessualità nei prodotti della cultura popolare giapponese. Basta notare che negli ultimi anni gli anime a sfondo omosessuale si sono moltiplicati, tanto che sono state create numerose categorie (e sottocategorie) ad hoc:

- "Yuri”: anime lesbo che enfatizza maggiormente la componente sessuale della relazione;
- "Shoujo-ai": anime lesbo che si concentra maggiormente sugli aspetti emotivi;
- "Yaoi": anime omosessuale che dà risalto al lato sessuale della relazione;
- "Shōnen'ai": anime omossessuale che dà risalto al lato romantico della relazione.

Inoltre, anche il concetto di mascolinità sta cambiando, tanto che è stato coniato il termine Bishōnen per riferirsi a un nuovo canone estetico di bellezza tipicamente giapponese che riguarda ragazzi dalle fattezze femminili (gracili, poco muscolosi e dal mento affusolato), così lontani dal modello maschile classico.





Cosa impedisce allora al governo giapponese di legalizzare i matrimoni gay?

La risposta si trova ancora una volta nella mentalità e nella cultura del paese. Infatti, in Giappone esiste una netta distinzione tra Honne, che si riferisce ai sentimenti profondi e sinceri di una persona, e Tatamae, che significa letteralmente “facciata” e si riferisce invece a come la persona si comporta in pubblico. Dunque, non importa quali siano i sentimenti profondi dell’Honne, quando ci si trova in pubblico bisogna comportarsi secondo il proprio ruolo sociale e non deludere le aspettative degli altri.

Questa netta separazione tra identità privata e identità pubblica condiziona molto le dinamiche politico-sociali del Giappone (secondo alcuni l’incapacità di affrontare tale dualità sarebbe anche alla base del fenomeno degli hikikomori) ed è probabilmente questo il motivo per cui, nonostante l’omosessualità in Giappone non sia mai stata moralmente condannata, le leggi ancora oggi non consento alle persone dello stesso sesso di unirsi legalmente, e quindi pubblicamente, in matrimonio.


Leggi anche:


Post popolari in questo blog

Come si aiuta chi non vuole essere aiutato?

ITA |  ENG Molti hikikomori ritengono di non avere alcun problema e ripetono di voler essere lasciati in pace. Questo atteggiamento di rifiuto porta inevitabilmente a continui conflitti con i genitori che, invece, vorrebbero vedere il figlio condurre una vita diversa, una vita "come quella dei coetanei". I genitori più determinati, dopo lunghe battaglie, riescono a convincere i figli a recarsi da uno psicologo, ma i percorsi psicoterapeutici possono rivelarsi inconcludenti quando non vi è una reale motivazione intrinseca da parte degli hikikomori a cambiare il proprio stato. Spesso, chi accetta di essere seguito da un professionista lo fa solamente per "fare contenti gli altri" e per far cessare le pressioni dei famigliari. Losing You - LY "I o sto bene, perché volete costringermi a fare una vita diversa?" Questa è una delle principali obiezioni che potrebbe avanzare un hikikomori. E non è necessariamente una bugia. In quel momen

Come approcciare un hikikomori: buone prassi e comportamenti da evitare

ITA | ENG Avere a che fare con un hikikomori rappresenta una compito delicato per chiunque , si tratti di un genitore, di un insegnante, di un amico o di uno psicologo, dal momento che ci si trova a doversi relazionare con persone profondamente negative, sfiduciate e disilluse nei confronti dei rapporti interpersonali. Per non essere respinti bisogna cercare di aggirare le barriere che hanno eretto nei confronti del mondo sociale , evitando qualsiasi tipo di forzatura o atteggiamento supponente, ma ponendosi come degli interlocutori umili, empatici e non giudicanti. Losing You - LY In questo post ho voluto provare a riassumere i comportamenti che, sulla base della mia esperienza, si sono rivelati propedeutici a raggiungere dei risultati positivi e quelli che, al contrario, tendono a generare nell'hikikomori ulteriore chiusura e possono, talvolta, aggravarne la condizione di isolamento. Comportamenti consigliati 1. Riconoscerne la sofferenza Anche se la

I tre stadi dell'hikikomori: dai primi campanelli d'allarme all'isolamento totale

ITA |  ENG La definizione originaria giapponese di hikikomori prevede che il soggetto sia isolato completamente per un tempo minimo di 6 mesi.  Personalmente, ritengo poco sensato e scarsamente utile in termini pratici fare riferimento a tale definizione in modo rigido. L'hikikomori, per come lo intendo io, è una pulsione all'isolamento sociale che può essere più o meno intensa e meglio o peggio contrastata dal soggetto che la esperisce in base a una serie di fattori personali e ambientali (temperamento, ambiente famigliare, ambiente scolastico, ambiente sociale, ecc.). L'isolamento totale e prolungato descritto nella definizione precedentemente citata, non è che l'ultima fase di un processo graduale , ovvero quando il soggetto che percepisce la pulsione a isolarsi, decide, per una serie di concause, di abbandonarsi a essa e smettere di provare a contrastarla. Losing You - LY