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Visualizzazione dei post da 2013

All'interno della New Start (Parte 2)

Ecco la seconda parte del post dedicato alla New Start , per saperne di più circa questa organizzazione e aiutare coloro che sono interessati a entrarvi. Nel post " All'interno della New Start (Parte 1) "  ho intervistato un'ex volontaria dell'organizzazione che ha prestato volontariato in Giappone. In questa seconda parte dedicata alla New Start, a rispondere alle domande è stata Silvia, referente italiana dell'associazione che si occupa di fare da tramite tra i volontari italiani e la sede giapponese. Anche in questo caso le risposte sono chiare e precise, pertanto saranno proposte senza alcuna modifica. Come hai conosciuto la New Start ? Una mia compagna di corso di giapponese dell’università mi ha parlato per la prima volta della New Start nel 2006. Come ne sei entrata in contatto? Ho partecipato alle feste che si tenevano alla sede della New Start di Roma (che ha chiuso ormai da alcuni anni). Durante questi incontri ho preso

All'interno della New Start (Parte 1)

Questo post nasce in risposta alle richieste di informazione che ho ricevuto circa la New Start , l’organizzazione no profit, con sedi in Giappone, Italia, Filippine e Australia, che si occupa di aiutare tutti quei ragazzi con difficoltà di comunicazione e di integrazione sociale, in particolare gli hikikomori . Ne ho già parlato in un precedente post che, ad oggi, è uno di quelli che ha ricevuto più visite. Ciò mi ha fatto capire l’interesse che c’è nei confronti di questa organizzazione e la curiosità che suscita. Per quanto mi riguarda, è stato impossibile recuperare informazioni su internet. Ma grazie alla testimonianza di una ragazza italiana (Alessandra), che ha prestato volontariato presso la sede della New Start in Giappone, mi è oggi possibile darvi qualche informazione in più circa le modalità di ingresso e le dinamiche di questa importante organizzazione. L’intervista è avvenuta in forma scritta, quindi ho deciso di proporvi il testo originale della stess

Film sugli hikikomori: "Left Handed"

"Left Handed" (in Giappone " Tobira no Muko" ) è un film del 2008 diretto da Laurence Thrus. Il tema trattato è quello degli hikikomori . Trama: la storia ha come protagonista Hiroshi, un adolescente giapponese introverso e silenzioso. Un giorno, mentre va a scuola insieme al fratello minore, decide di non varcare la soglia dell’istituto e di tornare immediatamente a casa. Da quel giorno si chiude nella propria stanza da letto, saltando i pasti e smettendo di andare a scuola. Non solo, smette completamente di parlare e ignora i continui tentativi della madre che cerca di capire cosa gli sia accaduto. Potete trovare il film integrale in streaming a questo link. L’intera opera è in bianco e nero , una scelta che il registra probabilmente fa con lo scopo di “spegnere le luci”, in modo da far sprofondare l’intero film nell’ombra, facendogli assumere le stesse tonalità della camera e del mondo di un hikikomori. Anche i dialoghi sono m

Giappone e Corea del Sud: passato comune, prospettive diverse

Giappone e Corea del Sud sono due paesi allo stesso tempo simili e diversi. Vicini geograficamente e tradizionalmente, ma lontani nella strada intrapresa. Il Giappone Il paese del Sol Levante è sempre stato chiuso al mondo esterno, molto conservatore e geloso della propria cultura . Alcune espressioni di questa tendenza sono rintracciabili nella storia nella nazione. Già durante il Periodo Edo (1603-1868), infatti, fu portata avanti la politica isolazionista del sakoku (letteralmente “paese chiuso”, “blindato”), che limitava severamente il commercio e le relazioni con l’estero. Se questa distanza in passato poteva essere giustificata anche e in parte dalla posizione geografica, al giorno d’oggi, con l’incredibile sviluppo delle comunicazioni e dei trasporti, questa plausibile ipotesi naturale perde di senso. Più in generale, il Giappone ha sempre mantenuto una certa distanza dalla cultura occidentale, preservando volontariamente forti barriere culturali e lin

Gli hikikomori non si uccidono

L’allarme suicidi in Giappone cresce ogni anno . Alcuni dati parlano di 660 persone che decidono di togliersi la vita ogni settimana. Nel 2003 il numero di suicidi ha toccato l’apice, salendo del 7% rispetto all’anno precedente, con la cifra record di 34.427 casi. Dati preoccupanti che riguardano anche i giovani . Nel 2005 si è registrato un aumento del 5% di suicidi nei ventenni e del 6,3% nei trentenni. Ma la vera piaga è arrivata solo qualche anno dopo, con la diffusione di internet e con l’avvento dei suicidi collettivi . Esistono infatti dei siti web che permettono l’incontro di potenziali suicidi che si daranno appuntamento in un luogo prestabilito dove compiere insieme l’ultimo atto. Un rito macabro in fortissima crescita. Le cause di questa tragica situazione vanno ricercate anche nella storia del Giappone. Infatti, l a morte volontaria non è mai stata moralmente condannata , ma al contrario, considerata un gesto onorevole e una forma di riscatto personale. Molto fa

"Hikikomori", un vocabolo sconosciuto

Nell’edizione 2013 del Dizionario Italiano Zanichelli per la prima volta compare il termine “hikikomori”.  Ebbene sì, ce l’abbiamo fatta. L’Oxford Dictionaries includeva il vocabolo già dall’ottobre del 2010: "(in Japan) the abnormal avoidance of social contact, typically by adolescent males/a person who avoids social contact." Arriviamo tardi, manco a dirlo. In più, se provate a cercare “hikikomori” in tutti i principali vocabolari italiani online (Corriere della Sera, Hoepli, Treccani, La Repubblica), nessuno di essi vi darà alcun risultato. Questa mancanza trova giustificazione nel quasi totale disinteresse mostrato dall’Italia nei confronti di questa condizione. Ogni anno molti ragazzi si chiudono all’interno della propria stanza, ma fuori nessuno sembra accorgersene. A volte ci si limita a chiamarli “strani”, “pazzi” o “depressi”, ignorando quali siano le vere ragione che spingono un giovane a compiere tale gesto, non accorgendosi delle responsabilità

Il padre che non c'è: il ruolo della figura paterna in Giappone

La separazione dei ruoli tra maschi e femmine è una tradizione ancora molto forte nella cultura giapponese moderna. Il padre lavora e pensa al sostentamento economico della famiglia, mentre la moglie si occupa della casa e dell’educazione dei figli. Questa premessa è fondamentale per comprendere meglio ciò che sta accadendo in questi anni in Giappone. A causa della crisi economica  i ritmi di lavoro sono diventati insostenibili . La competitività del mercato costringe a orari estenuanti e capita spesso che gli uomini rincasino molto tardi la sera, con l’unico desiderio di riposare. Uno stile di vita di completa abnegazione per il lavoro che, tuttavia, è considerato motivo di orgoglio e un dovere morale nei confronti della propria famiglia. Questo spirito di sacrificio può essere ricollegato a una caratteristica della cultura giapponese molto antica: la lealtà bushido, “la via del guerriero”, ovvero un codice di condotta e un modello di vita che esige il rispett

Il sistema scolastico giapponese: "l'inferno degli esami"

Spesso si sente parlare del sistema scolastico giapponese come uno dei migliori al mondo, dove disciplina e rigore sono ritenuti elementi imprescindibili per l’apprendimento. Tuttavia, un sistema così rigido nasconde spesso diverse inside e può avere degli esiti imprevisti, tra i quali vi è anche l' hikikomori . Losing You - LY Vediamo quali sono le principali caratteristiche del sistema scolastico giapponese : Scuola pubblica verso scuola privata  Mentre in Italia la scuola pubblica è la norma e la scuola privata un lusso per pochi, in Giappone le cose si invertono. Gli istituti privati sono diventati gli unici che consentono di ottenere un diploma spendibile nel mondo del lavoro . Così, i genitori spesso fanno enormi sacrifici per mandare i propri figli nelle scuole più care e prestigiose. Un sistema gerarchizzato Come lasciato intuire, in Giappone esiste una precisa gerarchia degli istituti e delle università  che vede in vetta la presti

Ijimè (bullismo): "il chiodo che sporge va preso a martellate"

L ’aver subito atti di bullismo a scuola rappresenta un grave fattore di rischio per quanto riguarda l’ hikikomori . In Giappone le dimensioni di questo fenomeno sono inquietanti: in un sondaggio del 1994, il 54% degli alunni delle scuole medie ha dichiarato di aver subito bullismo. Losing You - LY La piaga del bullismo nelle scuole è presente in quasi tutte le nazioni del mondo, ma in Giappone,  all’interno della cultura giapponese, esso sembra assumere alcune caratteristiche particolarmente rilevanti . L’ ijimè (parola che deriva dal verbo ijimereru , ovvero “tormentare”) viene considerato un marchio d’infamia e subirlo equivale spesso ad ammettere il proprio fallimento nella società. I casi di suicidio correlati sono numerosissimi. Un’altra modalità caratteristica del bullismo giapponese è lo shikato , che consiste nell’isolamento totale della vittima , esclusa da ogni gruppo e trattata da tutti come se non esistesse. Si può capire come qu

"Amae": la dipendenza tra genitori e figli causa dell'hikikomori

Il concetto di amae è fondamentale per comprendere meglio il fenomeno degli hikikomori . Esso esprime, in sostanza, una relazione di dipendenza tra madre e figlio, un rapporto simbiotico. Il termine è stato usato per la prima volta da Takeo Doi nel 1973 (all'interno del libro: "Anatomia della dipendenza" ) e non è altro che il sostantivo del verbo ameru che significa “dipendere da e presumere benevolenza dall’altro”. La traduzione non è letterale, in quanto, nelle lingue Occidentali, una parola corrispondente all’ amae non esiste . Perché? Secondo lo stesso Doi ci troveremmo di fronte ad un sentimento esclusivamente giapponese. A tal proposito egli dice: “[…] il fattore che il termine amae esiste in Giappone, mentre manca nelle lingue occidentali, può essere interpretato come segno che, contrariamente a ciò che avviene in Occidente, i giapponesi sono particolarmente sensibili all'amae e vi attribuiscono una grande importanza.”

Italia: più di 2 milioni di NEET

Secondo il rapporto Istat 2013, presentato il 22 maggio scorso, sono  2 milioni e 250mila i giovani italiani di  età compresa tra i 15 e i 29 anni  che non studiano e non lavorano . L'Istituto Nazionale di Statistica sottolinea, inoltre, che l'Italia ha la quota di NEET più alta di tutta Europa. Alla luce di questi dati allarmanti, mi viene spontaneo chiedere: per quanto tempo ancora l'Italia potrà ignorare il fenomeno degli hikikomori ? E' evidente che la crisi economica, sbarrando le porte del mondo del lavoro ai giovani, può essere un elemento che favorisce l' inattività , l'apatia, il distaccamento dalla società e, nei casi più estremi, il ritiro. Spesso, infatti, l'hikikomori inizia in modo graduale . Il soggetto può trovarsi costretto a trascorrere molto del suo tempo in casa, e ciò può comportare un lento adattamento alla vita solitaria. Essa può essere inizialmente percepita dal soggetto stesso come transitoria e facilmente modifica

Nel mondo di un hikikomori

I n questo post voglio cercare di entrare nel mondo di un hikikomori partendo da un video. Il filmato in questione riguarda uno degli anime più famosi e apprezzati degli ultimi anni: “ Welcome to the NHK ” (titolo originale: “NHK ni Youkoso!”). Uno dei motivi del suo successo è sicuramente da attribuire al tema trattato, ovvero quello degli hikikomori. Perché ho scelto questo video? Per due motivi: - il primo : gli anime e i manga veicolano moltissimo della cultura Giapponese, dai modi di comunicare al cibo, dai costumi ai miti. Insomma, quando guardi un anime apprendi molte cose sul modo di vivere Nipponico; - il secondo : offre diversi spunti di riflessione. Questi sette minuti di video mi danno la possibilità di toccare diverse tematiche, “estraendole” direttamente dalla bocca di un hikikomori.    1. La stanza                   La prima cosa che colpisce è l’ambientazione, la stanza. C’è molto disordine (lattine vuote, panni stesi, riviste